Versi osceni e proibiti di Catullo - ZIP Rivista Letteraria per i Giovani

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Versi osceni e proibiti di Catullo

Uno sguardo alla Letteratura latina meno nota
CATULLO VIETATO: VERSI OSCENI E PROIBITI
Tutto quello che la Scuola non dice sul Libro del grande poeta latino

di Giulia Lionetto Civa


Esiste un Catullo segreto, censurato dalla scuola, ignoto alla maggior parte degli studenti. Solo ad alcuni di essi è stato concesso di conoscere, tramite accenni e mezze parole, l’esistenza di testi inadatti ai programmi scolastici. Ad altri nemmeno questo. Di certo nessuno ha mai letto né ha avuto notizie circa la precisa collocazione dei suoi carmi proibiti. Persino chi affronta l’esame universitario di latino viene esonerato dalla loro traduzione … Come mai? Cosa contengono di così sconcertante questi versi? C’è davvero motivo di applicare una censura tanto rigida? Noi crediamo di no.. ecco perché tutto sarà svelato!
Gaio Valerio Catullo è forse il poeta latino più amato dagli studenti. Innanzitutto perché le sue poesie sono brevi, i periodi semplici e privi di contorsioni ciceroniane. Gli animi più sensibili troveranno che i suoi versi hanno un'anima giovane e fresca, si identificheranno nei suoi tormenti o nei suoi slanci. Ma il poeta non è solo un delicato e romantico cantore… c’è una vena spinta, polemica, irriverente e oscena che attraversa il suo Libro e che merita di essere citata almeno per completezza di informazione. Che, se il poeta avesse voluto apparire un gentleman, si sarebbe autocensurato! Noi crediamo che quando si racconta una storia, un autore o un’opera o la si racconta tutta o non la si racconta affatto: il non detto puzza di mistificazione e di falso!
La prima cosa di proibito che riguarda Catullo è la sua storia d’amore con Lesbia. È banale dirlo, dato che su questa vicenda i Licei si soffermano diffusamente: tutti sanno che Lesbia è da identificarsi, secondo l’ipotesi più quotata, con una certa Clodia ossia con una donna sposata che intratteneva con il poeta una relazione extra-coniugale. Una storia irregolare, dunque, perché fuori dai canoni del matrimonio. In realtà la liaison era ben più affollata: Catullo, infatti, non era il suo unico amante... Saltano fuori dei nomi: Egnazio, ad esempio, nel carme 39. Nel carme 58 Catullo parlando di Lesbia dice: "Caeli, Lesbia nostra, Lesbia illa, illa Lesbia quam Catullus unam plus quam se atque suos amavit omnes, nunc in quadriviis et angiportis glubit magnanimi Remi nepotes." (Celio, la mia Lesbia, quella Lesbia che Catullo ha amato più di se stesso e di tutti i suoi, adesso nei trivi e negli angiporti sfianca le reni della gioventù romana): non solo di un altro uomo ma di tutta la gioventù romana! Ciò detto, se il Prof, leggendo il carme 51 (Ille mi par esse deo videtur..), afferma che l’uomo invidiato dal poeta perché sta con Lesbia e si bea delle sue attenzioni è il marito... Beh siete legittimati ad avere qualche dubbio in proposito!
Su Lesbia e Catullo, comunque, la scuola tutto sommato non ha posto particolari veti... al massimo, eclissa sul carme 58 o sul 37, così poco lusinghieri circa la serietà della donna amata dal poeta. Oppure si limita a non rilevare il probabile doppio senso del passero di Lesbia morto nel carme 3.Oltre ai componimenti che ripercorrono questo amore controverso, tuttavia, c’è nel Libro di Catullo un altro oggetto d’amore di cui nelle antologie scolastiche non c’è traccia: un giovane amante a cui il poeta dedica almeno cinque componimenti. Qualche esempio? Il carme 15, il 21 ed il 48! Nel 15 il legame appare innanzitutto di tipo affettivo e sentimentale. Nel 48 romantico e appassionato. Nel 21, invece, il linguaggio catulliano è lontanissimo da quello che siamo abituati a leggere nei suoi “versi scolastici” e tocca la pornografia: niente è taciuto, tutto diventa esplicito!
Catullo è, autore privo di tabù. Non usa, ad esempio, alle altre sue amanti, la galanteria riservata a Lesbia di cui è innamorato e davanti alla quale perde persino la capacità di parlare: con Ipstilla, nel c. 32, Catullo bandisce ogni romanticheria e va subito al sodo: “sed domi maneas paresque nobis novem continuas fututiones”. Non è più galante con Aufillena (c. 110-111) che aveva promesso di concedersi ma poi gli aveva dato buca.
Concetti e linguaggio sono tutt’altro che eleganti se il poeta si rivolge ai suoi rivali: “solis putatis esse mentulas vobis, solis licere quicquid est puellarum confutuere et putare ceteros hircos?”(c. 37). Ai nemici Catullo non risparmia nulla. Li attacca  grossolanamente: nel c. 6, Flavio è accusato di tenere segreta l’identità della sua ragazza perché si tratta di una “puttana impestata”, noiosa e sgraziata; nel c. 39, accusa il solito Egnazio di avere i denti così bianchi perché ogni mattina li lava con l’urina; nel 41 definisce Ameana “ista turpiculo puella naso” ossia una fanciulla dal naso deforme; nel 54 insulta Otone perché ha la testa piccina, Ero perché non si lava le gambe e Libone perché emette flatulenze schifose; nel 71 un tipo le cui ascelle puzzano come un caprone; il povero Emilio è nel 97 descritto come un’autentica “faccia di culo”, con denti troppo lunghi, gengive simili alle sponde di un vecchio carretto. Come si è potuto notare, per chi volesse “latinamente” insultare qualcuno, Catullo è un autentico pozzo di idee! ...


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