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Il Gatto nero di Poe svela il mistero di Avetrana

IL GATTO NERO DI POE SVELA IL “MISTERO” DI AVETRANA
Perché il racconto dell’Orrore ha tanto successo se è l’assassino a raccontarlo

di Giulia Lionetto Civa


 
 

Un gatto nero, una cantina buia, una donna ammazzata, un cadavere occultato, una creatura murata viva, un sospetto assassino che mente sfacciatamente… gli ingredienti dell’orrore ci sono tutti e il racconto si rivela da brivido!
Sembra assomigliare a una delle storie terribili che la cronaca ci racconta quasi quotidianamente… e invece, per fortuna, stiamo parlando di un racconto di fantasia scaturito dalla mente Terribilmente geniale di Edgar Allan Poe. Scrittore famosissimo dell’Ottocento, noto a tutti gli amanti del genere Horror di cui può essere considerato il Padre, Poe dovrebbe essere ancora più noto al largo pubblico dato il successo televisivo di programmi che, “imitandone lo stile”, trasformano episodi di cronaca in “best seller” che spopolano tra gli amanti del genere e non solo…
Già, perché se sono pochissimi ormai ad acquistare o leggere un libro, quasi tutti, invece, cedono al fascino sinistro di certi programmi di approfondimento e restano ad ascoltare come ipnotizzati resoconti raccapriccianti… Avretrana docet! Ecco il vero mistero che Poe con il suo racconto può aiutarci a dirimere: perché la vicenda tragica di Avetrana, dopo più di un anno, continua a campeggiare su tv e giornali in barba ad altre storie non meno dolorose?
Pensiamo che il macabro successo non sia determinato solo dalla vicenda in sé ma anche dalla tecnica che i suoi "narratori" hanno adottato ispirandosi al più grande maestro dell'Horror: la Suspence. Il/i narratori gettano sul tavolo certi fatti incomprensibili e spaventosi, eccitando a dismisura curiosità e interesse, ma non danno spiegazioni plausibili, né la soluzione né, infine, chiariscono gli antefatti dell'evento. Il racconto risulta tanto meglio riuscito in quanto mescola i suoi elementi inquietanti ad una quotidianità normale e confonde domesticità e follia. Una miscela considerata irresistibile e spaventosa al grado estremo. Non a caso quando un qualsiasi racconto inventato sceglie questa formula viene considerato un autentico capolavoro del genere come accade per il Gatto nero di Poe. Quanto appare più banale un racconto spaventoso il cui scenario è rappresentato da luoghi da incubo (cimiteri, grotte, castelli abbandonati)! L’orrore dovrebbe risultare maggiore e, invece, accade esattamente il contrario… Perché? Perché chi ascolta può restarne impressionato ma viene rassicurato dalla certezza che quei luoghi sono lontani dalla sua vita o, addirittura, inesistenti. Pensate, invece, se l’incubo si sviluppa in una casa normale, uguale alla propria… L’Orrore non può essere sfuggito e penetra in luoghi fino a quel momento considerati sicuri!
Un’altra inquietante somiglianza “scenica” lega il Gatto nero e il Giallo di Avetrana: la storia ci è raccontata in prima persona dall’assassino (o presunto tale). Va bene che lo permetta Poe nella finzione del suo racconto… Ma possibile che nella realtà si conceda a un sedicente assassino di essere narratore pubblico, a metà tra rimorso e compiacimento, del suo delitto? Accade anche questo… e aggiunge orrore all’orrore! Ecco Misseri che, come il protagonista del Gatto nero,  racconta una storia di follia dubitando (come quell’altro) lui stesso che gli si possa credere tanto è assurda. Come nel Gatto nero anche questo “narratore” allude spesso alla sua pazzia per negarla («Pazzo sarei...», «non sono pazzo»); poi si contraddice e afferma di avere un intelletto «eccitabile», di non stare sognando ma di essere preda di «fantasmi». E poi la cantina, la follia omicida che esplode all’improvviso e incontrollata per una banalità, il corpo occultato e la faccia tosta nel recitare di fronte agli investigatori…
La verità è che l’orrido ci attrae inevitabilmente perché gioca su paure ancestrali, sulle fobie e sulle più comuni ossessioni, perché genera sensazioni forti ed estreme ed enfatizza gli istinti inconsci e nascosti della psiche umana. Forse il giallo di Avetrana ha tanto successo perché il suo racconto ha tutte le carte in regola per essere un capolavoro del genere Horror… Peccato che, in questo caso, i suoi protagonisti non siano solo dei personaggi di carta ma uomini in carne e ossa. Se, dunque, l’attrazione per l’Orrido è naturale… forse sarebbe meglio lasciare che essa si esprima nella lettura di un racconto o nella visione di un film. Che, se di fronte alle tragedie reali facessimo prevalere il rispetto per la morte e il senso di umana pietà, noi per primi smetteremmo di essere dei mostri!
L’alternativa letteraria, del resto, è davvero ampia: ce n’è per tutti i gusti! Di Poe si possono ricordare i suoi Racconti del mistero e del raziocinio, i Racconti del Terrore, i Racconti grotteschi e seri… Se si è suggestionabili, tuttavia, è meglio non avventurarsi in queste letture: lo scrittore non risparmia nulla, tiene la tensione alle stelle e rischia di far perdere il sonno. Famosissimo è Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson, autore di fine dell’Ottocento capace di anticipare le teorie freudiane sullo sdoppiamento di personalità. Se, invece, si preferisce leggere autori contemporanei è d’obbligo citare l’americano Stephen King, autore di numerosi best-seller tra cui Shining e It. Altri capolavori del genere sono Io sono leggenda di Richard Matheson, L'esorcista di William Peter Blatty, Rosemary's Baby di Ira Levin…  da alcuni di questi libri sono stati tratti dei Film che riescono ad essere ancora più spaventosi, spesso vietati ai minori e caldamente sconsigliati a chi soffre di cuore!


Opere citate:

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Un estratto dell'ultimo (e probabilmente più fedele) film ispirato al Gatto nero di Poe, film 2006 di  Stuart Gordon,
con Jeffrey Combs

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