Sua Santità di Gianluigi Nuzzi - scoperta l'identità della fonte/spia - ZIP Rivista Letteraria per i Giovani

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Sua Santità di Gianluigi Nuzzi - scoperta l'identità della fonte/spia

 
 


Questioni riservate di natura fiscale e finanziaria del Vaticano in
"Sua Santità" l'ultimo clamoroso libro di G. Nuzzi
Scoperta la fonte che avrebbe rubato i documenti segreti del Papa poi confluiti nel libro

di Giulia Lionetto Civa


Non sarebbe più anonima la fonte che ha fornito materiali, carte private e documenti riservati del Pontefice, poi confluiti nel libro di Nuzzi “Sua Santità”. Dietro al nome in codice “Maria”, ci sarebbe  Paolo Gabriele, "aiutante di camera" della famiglia pontificia ossia cameriere di Benedetto XVI. Il corvo, così era stata nominata la spia interna al Vaticano, è stato arrestato giorno 25 maggio 2012 dalla Gendarmeria papale: la notizia è stata subito diffusa da Messaggero.  Il condizionale, tuttavia, resta d’obbligo perché secondo altre fonti, sempre vicine al Vaticano, la pista sarebbe inverosimile: l'uomo viene descritto come devoto e affezionatissimo al Santo Padre.  Si fa strada l'ipotesi che ci siano dei complici, da cercare non solo tra i laici ma molto "più in alto".
Che il Vaticano intendesse assumere una linea durissima di fronte alla sottrazione e alla pubblicazione di materiali assolutamente riservati era apparso chiaro immediatamente: in una nota della Sala Stampa Vaticana si era subito parlato di un "atto criminoso" e diffamatorio ed era stata dichiarata  la ferma volontà di rivolgersi alla giustizia affinché gli autori "del furto, della ricettazione e della divulgazione di notizie segrete, nonché dell'uso commerciale di documenti privati, illegittimamente appresi o detenuti, rispondano dei loro atti".
Come mai una presa di posizione così decisa? Perché la materia è scottante. Nel libro di Nuzzi sono contenuti stralci o copie fotostatiche di lettere relative al caso Boffo, alla rimozione di Viganò, testi relativi a temi fiscali, tracce di  cene private e segrete tra il Papa e il presidente Napolitano, questioni come l'atteggiamento da tenere a proposito del sequestro Orlandi. In alcune lettere traspare anche la posizione non ufficiale della Santa Sede relativamente alla  spinosa questione dell’Ici. Inutile dire che Nuzzi ha fatto il “botto” e che il suo libro, edito da Chiarelettere, è secondo in Classifica.
Tuttavia, davanti all'arresto di Gabrieli, l'atteggiamento di Nuzzi è quantomeno ambiguo. Intervistato in diretta da Mentana, poche ore dopo l'arresto di Gabrieli, non ha confermato che la sua fonte sia stata proprio il maggiordomo del Papa semmai, pur senza negarlo chiaramente, ha lasciato intendere che questo arresto è troppo comodo... Non sono pochi, infatti, quelli che vedono in Gabrieli un semplice capro espiatorio. D'altronde lo stesso Nuzzi aveva fatto riferimento non a una singola fonte ma a un gruppo di persone che, di comune accordo, lo avrebbero contattato per passargli documenti segreti. E infatti, nonostante al momento ci sia un solo arrestato, le indagini continuano.


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Indipendentemente dall'esito di queste ultime, la pubblicazione del libro pone due questioni.
La prima, emersa anche a proposito di precedenti vicende che hanno coinvolto uomini in vista e non: Qual è il confine oltre il quale la libertà di stampa viola il diritto alla riservatezza? La diffusione della notizia, può avvenire selvaggiamente anche a discapito della riservatezza giudiziaria, della privacy delle persone o di una superiore ragion di stato? Una normativa chiara in proposito e la riaffermazione forte di principi deontologici irrinunciabili sarebbero assolutamente necessari.
La seconda, riguarda la circostanza specifica ossia il velo di reticenza che sembrerebbe coinvolgere  troppi affari della Chiesa, a partire dalla faccenda pedofilia, fiscale, finanziaria e persino il misterioso caso Orlandi, recentemente tornato alla ribalta con nuovi e inquietati profili. Proprio da un’Istituzione religiosa, più ancora che dalla Politica e dall’Amministrazione pubblica, si ha il diritto di pretendere il massimo della trasparenza. E, ci si aspetterebbe che la stessa voglia volontariamente garantirla.
Proprio questa sembrerebbe essere stata l'intenzione che  avrebbe spinto chi ha diffuso la corrispondenza riservata di papa Ratzinger, non per denigrarlo ma, paradossalmente, al fine di dare un'accelerazione alla riforma da lui avviata verso la trasparenza e la  pulizia interna alla Chiesa e alla gerarchia ecclesiastica: sarebbe questa infatti la motivazione data a Nuzzi dalla fonte duranti i contatti che portarono al trasferimento del materiale riservato dalle sue (o dalle loro) mani a quelle del giornalista di LA7. Non è possibile prevedere se all'atto pratico avverrà quanto auspicato dal Corvo o esattamente il contrario...
In ogni caso, l’apertura di uno spiraglio su questioni che in fondo di privato hanno ben poco, dato che coinvolgono la comunità cattolica e la società civile nel suo complesso, è condannabile nei modi ma non necessariamente nei risultati.
Abbastanza grottesca sembra invece la posizione di Boffo, che ha condannato la pubblicazione dei documenti del Pontefice  "non perche' lavoro nel mondo cattolico ma perché sono italiano e mi preme la figura che facciamo davanti al mondo, la figura di un Paese da poco, che non sa custodire neanche il minimo dei segreti", data la sua posizione rispetto ad alcuni di quegli stessi materiali. Sarebbe bello riuscire sempre a distinguere tra riservatezza e reticenza, tra la necessità di preservare dalla gogna mediatica e dalla strumentalizzazione alcune questioni dall'ambiguità.  Non abbiamo la pretesa di farlo. Certamente, però, per varie ragioni non è più il tempo per affermare una cultura dell’omissione né, tanto meno, per assumere atteggiamenti eccessivamente garantisti verso la gerarchia a discapito dei fedeli.
Auspichiamo che di segreti da custodire possano essercene in futuro sempre meno e che alla Chiesa non manchi il coraggio di spalancare tutte, ma proprio tutte, le finestre…  se ciò avvenisse, azioni abbastanza disinvolte come quella di Nuzzi non potrebbe davvero recare alcun danno.


 
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