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Quattro romanzi per riflettere sulla festa dei lavoratori
di Barbara Anastasi
Nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago migliaia di lavoratori reclamavano nelle piazze il diritto alla giornata di otto ore. Nei violenti scontri con la polizia che ne seguirono persero la vita diversi manifestanti, ma il loro sacrificio contribuì ad istituire la ricorrenza del Primo Maggio, dedicata all’impegno dei movimenti sindacali e ai diritti conquistati dai lavoratori.
Per riflettere sulla problematica del lavoro, ultimamente sono stati pubblicati in Italia diversi romanzi, ne consigliamo quattro: Alberto Peretti, La sindrome di Starbuck e altre storie. Il lavoro attraverso la letteratura, edito da Guerini e Associati; Andrea Camilleri, Ugo Cornia, Laura Pariani, Ermanno Rea, Francesco Recami e Fabio Stassi, Articolo I. Racconti sul lavoro, Sellerio Editore; Diego Novelli, ThyssenKrupp. L’inferno della classe operaia, edito da Sperling & Kupfer; Saverio Fattori, 12.47: strage in fabbrica, Gaffi Editore.
Alberto Peretti, con l’obiettivo di ricreare una nuova armonia tra l’uomo e il lavoro, sceglie una serie di figure del mondo letterario caratterizzate da un preciso mestiere, da una vita lavorativa esemplare, partendo da Adamo fino ai nostri giorni, cogliendone in qualche modo degli insegnamenti che possano valere anche per noi e una morale in grado di scuotere la nostra coscienza lavorativa.
Nel secondo libro, Articolo I. Racconti sul lavoro, sei autori narrano sei gradevoli storie, una a testa, che rappresentano in modi diversi il lavoro, visto sempre sotto gli aspetti legati alla sfera umana più che a quella economica o produttiva. Storie di persone in cui risorge, nonostante le favole da fine lavoro, l’homo faber, il lavoro come prima sostanza umana.
Il libro di Novelli racconta le cause e le circostanze che portarono alla tragedia dell’acciaieria ThyssenKrupp, quando a Torino, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, morirono sette operai: una tragedia che risveglia d'improvviso la città dal sogno ebbro dei successi olimpici e che tocca nel profondo l'Italia intera, in cui le morti bianche hanno smesso da tempo di fare notizia.
L’ultimo, il libro di Saverio Fattori, è una tragica storia di follia, che nasce nel momento in cui il protagonista, Ale, un tecnico del controllo qualità di un’azienda emiliana, viene improvvisamente declassato a semplice operaio in catena di montaggio. Da quel momento ha inizio il suo tragico crollo psicologico: intorno a lui comincia a vedere solo nemici, dagli ex colleghi fino ai dirigenti, convinto di un complotto ai suoi danni. Decide così di ideare una strage in sala mensa, alle 12.47, quando il flusso è al massimo. In bilico fra lucida analisi e follia, la vicenda di Ale diventa così discesa agli inferi che non lascia scampo al lettore.
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