Gli amori, le donne e le amanti di Gabriele D’Annunzio - ZIP Rivista Letteraria per i Giovani

Cerca
Vai ai contenuti

Menu principale:

Gli amori, le donne e le amanti di Gabriele D’Annunzio

 
 

Donne che passione!
Gli amori di Gabriele D’Annunzio: la Duse e le altre amanti
Tra tormento, passione, abbandono e follia


di Laura Micale


Il Vate D’annunzio, attraente, affascinante e intelligente … è l’amante desiderato da tutte, capace di trasformare anche la donna più ordinaria in un angelo celeste. Siamo nei primi anni del Novecento, periodo in cui nasce la questione femminile e cominciano a sorgere associazioni ed organizzazioni che si battono per eliminare i pregiudizi della società maschilista del tempo.  Ecco, da un lato, le prime donne uscire dal focolare domestico, frequentare i corsi universitari, farsi notare per la loro professionalità, per il talento, per la loro intelligenza e, naturalmente, per la loro bellezza, gridata ed esageratamente sensuale, e dall’altro lato la loro fragilità e l’incapacità di reagire di fronte alla disperazione della guerra e agli sconvolgimenti storico-politici del momento, lasciandosi così trasportare verso un vortice di sensualità e di distruzione.
Proprio quello di cui è capace D’Annunzio: il vortice in cui trascina le sue muse è inevitabilmente ispirato dal vento della parola, persuasiva, sensuale e panteistica, capace di innalzare ogni donna e consacrarla, come una creatura unica e prescelta. Proprio quello che tutte le donne vorrebbero! Per D’Annunzio non c’è differenza tra esercizio letterario e vita, trattandosi della medesima passione come lui stesso dice rivolgendosi alla sua amante: "Dopo avere inebriato i miei sensi, dopo avermi rivelato un altro volto della Voluttà, tu hai risvegliato il mio Genio. Da che sei partita, scrivo". Tanti i suoi successi, quante sono le sue amanti: un connubio che rivela la forte sensibilità della sua opera in cui l’essenza e i volti dei personaggi sono cuciti su misura, modellati sul corpo e sulla personalità delle sue donne che non sono creature stilnoviste ma donne vere, sedotte e amate con selvaggia passione.
Il rapporto di D’Annunzio con le sue muse ispiratrici costituisce un capitolo importante della sua vita ma anche della letteratura e del clima culturale che si respira tra ‘800 e ‘900, quando donne fragili e decadenti vengono ammaliate dall’atmosfera della Belle Époque attraverso il ritmo e la leggerezza dei café-chantant. D’Annunzio vive questa nuova sensibilità che suscita in lui una continua fame di conoscenza: le donne sono proprio necessarie alla sua creatività e curiosità. D’altra parte è impossibile per le donne non rimanere soggiogate dalla fascino del vate che esercitava l’arte di una seduzione fatta di segrete carezze non solo al corpo ma, soprattutto, all’anima. Ma passato il fuoco iniziale, D’Annunzio suscitava nelle sue donne una profonda lacerazione, condannandole a un dolore intenso...
Irresistibilmente passionale il suo rapporto con Barbara Leoni, bella e provocante, sarà la protagonista del Trionfo della morte. Sofferente e clandestino invece, quello con Giuseppina Mancini, fatto di incontri segreti e scenate di gelosia che portarono la sfortunata allo squilibrio mentale. Una relazione che gli diede tre figli, ma complicata e dolorosa, fu quella con Maria Hardouin di Gallese, vissuta tra sospetti e tradimenti fino addirittura al tradimento con la madre di lei. In convento finì, invece, i suoi giorni la splendida e trasgressiva  Alessandra di Rudinì Starabba, dapprima restia dinanzi alle avances del poeta ma poi irrimediabilmente invischiata nella sua rete "mortale".
Ma la più tragica tra le turbolente relazioni dannunziane, fu quella con Maria Gravina che gli costò persino una condanna a 5 mesi di reclusione per adulterio dopo la denuncia del marito di lei.  Da questo rapporto nasce una figlia, Renata e un altro, quando il rapporto si era ormai concluso, che il poeta si rifiutò di riconoscere. Divenuta una trappola soffocante per la gelosia e l’ossessione patologica di lei, la storia si chiuse non senza inganni e tradimenti.  
Era, infatti, già iniziato l’idillio con la Divina, Eleonora Duse, la donna più importante della vita del poeta. Parallelamente alla nascita di questo nuovo amore, il poeta realizza una fitta produzione: Il Fuoco, Sogno d'un mattino di primavera, Sogno d'un tramonto d'autunno, La città morta, La Gioconda, Francesca da Rimini, La figlia di Jorio.
L’incontro fra la Duse e D’Annunzio è stato vitale: la Divina era l’unica artista capace di mettere sulla scena l’anima; probabilmente i testi dannunziani, senza le incantevoli interpretazioni della Duse, non avrebbero mai avuto un successo di tale portata. Eleonora, inoltre, pur se esile, fragile e malata, diede al poeta più di quanto avessero fatto le altre, con la sua passione e la sua generosità.
Una vita, quella di Gabriele d’Annunzio, caratterizzata dalla continua ricerca sia in ambito emotivo che sentimentale, testimoniata tra l’altro dalle migliaia di lettere, frutto di passione e nello stesso tempo forma d’arte. Vita e creazione artistica si intrecciano al Vittoriale, dove D’Annunzio vive incantevoli incontri fino alla solitudine della vecchiaia, delineandosi come personaggio, scrittore, uomo pubblico, politico e naturalmente grande amante.
"Sensualistica, ferina e decadente" così Benedetto Croce definì la nota dannunziana, una nota mai sentita, fino a quel momento, in Italia e impersonata da Andrea Sperelli, protagonista de Il Piacere e alter ego di D’annunzio. Sperelli inaugura un modello di vita dandy tutto rivolto all’edonismo, governato dal principio secondo cui "bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte". Una simile visione poco spazio riserva ai sentimenti, essendo tutta volta alle passioni e alla voluttà delle sensazioni. Insomma, D’Annunzio è veramente l’amante che tutte vorremmo avere? Che amara scelta: passione o sentimento? Amore o arte?








Alcune donne amate da D'Annunzio

 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu