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Il Trionfo di Bacco e Arianna
Dai versi di Lorenzo De Medici alla voce di Angelo Branduardi
di Laura Micale
E’ il 1994 quando nell’album Domenica e Lunedì Branduardi inserisce i celebri versi di Lorenzo il Magnifico de Il Trionfo di Bacco e Arianna, musicando uno dei più famosi inni alla vita della Letteratura italiana. Non è una scelta “strana” per un cantautore che ama ispirarsi a brani del passato, facendosi portatore della rivalutazione e della riscoperta del patrimonio musicale antico. Autore del celeberrimo brano Alla Fiera dell’Est, Branduardi ha infatti improntato la sua attività musicale sulla ricerca nel campo della musica popolare, in particolare barocca e rinascimentale, coadiuvato dalla moglie Luisa Zappa.
I versi de Il Trionfo di Bacco e Arianna appartengono proprio al primo Rinascimento, essendo stati composti da Lorenzo il Magnifico in occasione del carnevale del 1490. La ballata o Canzone a Ballo fa parte dei Canti Carnascialeschi, caratterizzati da un gusto piuttosto scherzoso, gioioso e festante, voce di un’epoca in cui durante il Carnevale era in uso andare in giro travestiti proprio per cantare ballate, espressione di vita e di libertà. In questo senso, Lorenzo è portavoce di un motivo comune alla sensibilità e alla poesia che pervade tutto il Quattrocento fiorentino.
Il canto descrive il trionfo di un carro mascherato, quello di Bacco, accompagnato dal suo seguito. Sfilano i due innamorati Bacco e Arianna, i selvaggi satiretti e il re Mida che si distingue per la sua avidità e cupidigia. Da una canzone a ballo composta per allietare la festa del carnevale, ci si aspetterebbe un tono frivolo e scherzoso. Il Trionfo di Bacco ed Arianna, invece, rappresenta un’eccezione perché si distacca dal tono usuale della maggior parte di questi componimenti e sembra essere un piccolo trattato di filosofia. Pare realizzarsi un miracolo: sono dei versi sorprendenti che cantano la forza della vita e invitano a goderne! L’effetto è ancora più coinvolgente e intenso se vi abbiniamo la profonda voce e la straordinaria musica di Branduardi!
Si tratta di un invito a cogliere l’attimo, la vita, la gioventù, godendo di ogni momento che passa: "Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol essere lieto, sia: di doman non v'è certezza". Il soggetto deriva da un insieme di fonti classiche che comprendono Ovidio, Catullo e e naturalmente la tematica non può che richiamare alla mente il carpe diem oraziano. Tali fonti prevedono due incontri tra Arianna e Bacco: nel primo, la vicenda narra che il dio incontra la fanciulla dopo l'abbandono di Teseo e la consola, per poi partire per l'India, abbandonandola mentre essa maledice il primo e il secondo amante; nel secondo incontro, Bacco, di ritorno dall'India, la consola di nuovo e la porta con sé in cielo trasformando la sua corona d'oro a nove gemme nella costellazione della Corona.
Tuttavia, la chiave del canto non sta tanto nel significato del mito, bensì nel ritornello che Lorenzo De Medici, ubbidendo ai canoni letterari, inserisce alla fine di ogni strofa, dopo la descrizione delle figure e dei personaggi gaudenti: "Chi vuol essere lieto sia, del doman non v'è certezza". La pennellata fugace e festosa del carro del dio sembra tingersi di una punta d’amaro, schiarendo nella malinconia della coscienza del panta rei, del continuo fluire del tempo. E’ una lucida amarezza e un accorato scetticismo sul destino dell’umanità che non lascia spazio a speranze, perché ciò che deve accadere accadrà. Ciò c'ha a esser convien sia: la giovinezza tramonterà e all’uomo non rimane altro che cogliere i piaceri della vita, senza fidarsi del futuro, come diceva Orazio: Carpe diem quam minime credula postero! Ecco che, dopo l’allegra immagine della folla festante, rimane il poeta, solo, con quel gusto d’amaro e quel lieve rimpianto per la fuggevolezza della gioventù, perché del domani non v’è certezza!
“No, non perdetelo il tempo ragazzi, non è poi tanto quanto si crede; non è da tutti catturare la vita, non disprezzate chi non ce la fa. Vanno le nuvole coi giorni di ieri, guardale bene e saprai chi eri; è così fragile la giovinezza, non consumatela nella tristezza. Dopo domenica è lunedì… Il tema rimbalza dal Trionfo di Bacco e Arianna al Testo Dopo Domenica è lunedì che da il titolo all’album di Branduardi. Un album che vale la pena riascoltare anche perché i testi sono affidati non solo a Luisa Zappa, scrittrice abituale dei suoi testi, ma anche a Finardi, Vecchioni, Panella. Tra i parolieri della raccolta compaiono anche alcuni poeti come Lorenzo il Magnifico e Franco Forti.
Una curiosità: già il testo di Lorenzo il Magnifico prevedeva un’esecuzione con accompagnamento musicale … di quelle note, purtroppo, non ci è rimasto nulla. In questa prospettiva comunque Branduardi restituisce al pezzo la sua interezza essendo esso originariamente composto di musica e parole.