La Maledizione di Mezzapica - ZIP Rivista Letteraria per i Giovani

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La Maledizione di Mezzapica

 



Incontro con Paolo Chicco: Presentazione del libro La maledizione di Mezzapica


Titolo suggestivo La Maledizione di Mezzapica, romanzo ambientato a Filicudi e presentato al Circolo Pickwick di Messina Venerdì 23 Marzo.  Entro nella sala con in mente una domanda: perché mai un avvocato torinese ha scritto un libro ambientato a Filicudi? Quale legame può esserci tra questo distinto signore piemontese e l’isola più selvaggia e incontaminata delle Eolie?
La Maledizione di Mezzapica è l’opera prima di Paolo Chicco. Messina è una delle tappe più importanti del suo itinerario tra Librerie e caffè letterari di tutta Italia: perché qui sono venuti a salutarlo numerosi Filicudari; perché questa è la tappa più vicina all’isola che ha raccontato. Seduto accanto a me, in terza fila, ce n’è uno, un anziano signore che si alza ad abbracciare l’autore e che, tra un proiezione e una lettura, mi spiega cos’è la Ruogna,  cosa succede nelle cave di Pomice liparote, com’è la scuola di Filicudi, come ha conosciuto Paolo Chicco, giunto per la prima volta sulla sua isola ad appena sedici anni. Un anno scolastico andato male, una vacanza dopo gli esami di riparazione e una monetina che, per puro caso, finisce sull’arcipelago eoliano… L’approdo a Filicudi segna per Paolo l’inizio di un amore destinato a durare tutta la vita.  
Il libro è scritto in una lingua pastiche, metà italiano e metà eoliano… ma non dite all’autore che ha imitato lo stile di Camilleri! Vi risponderà che la gestazione della sua opera è iniziata negli anni ’90, prima ancora che il “padre” del Commissario Montalbano diventasse lo scrittore di successo che tutti conosciamo. La lingua del suo romanzo, costruito aggregando 7 episodi indipendenti legati da un filo conduttore e da un’ambientazione unitaria, è l’eoliano percepito e rielaborato da un piemontese… è,  per meglio dire, un “Chicchese” come precisa l’autore.
Mezzapica è il nome del suo personaggio principale che, a ben vedere, non è il protagonista del romanzo (come il titolo lascerebbe intendere) essendo nei fatti scalzato dall’Isola stessa che campeggia in ognuno degli episodi quale protagonista assoluta. Un nome, Mezzapica, scelto per pura suggestione, per il gusto della sonorità. E Maledizione? È l’espressione e il sentimento di chi ama una donna ma non può possederla, di chi ama una terra ma deve abbandonarla per cercare lavoro altrove. Nei fatti la scelta del titolo è diventata una reale maledizione per i  veri Mezzapica, emigrati in Australia e proprietari di una nota casa dolciaria che poco hanno gradito l’associazione del proprio marchio con il sostantivo Maledizione, appunto.
Lo sguardo dell’autore nei confronti  delle vicende raccontate è ironico e distaccato … neanche troppo, tuttavia, se lo stesso dichiara di credere al malocchio e alle pratiche apotropaiche : “è un po’ come l’omeopatia: non sei certo che funzioni ma di sicuro non fa male!”.
Cosa leggerete nel romanzo di Chicco? Le partenze e gli arrivi nell’universo sempre uguale dell’isola nel secondo dopoguerra, gli addii e i ritorni, la quotidianità degli isolani, i pettegolezzi, le credenze, le voci, la diffidenza.  I personaggi sono un postino, a ‘za Ngiolina, Tindara, Pino, U Mutu, i pescatori e coloro che passano da Filicudi, sconvolgendone per un breve momento ritmi e abitudini. Come gli attori ‘miricani venuti per girare un film.  O come i mafiosi mandati al confino nel 1971. I Filicudari si ribellano, tentano di bloccare la nave e, infine, lasciano l’isola in segno di protesta…  il libro non indaga le ragioni profonde di quella ribellione: si limita a raccontare un fatto storico assumendo il punto di vista di un pescatore che teme che la moglie possa fargli le corna...
Promette Paolo Chicco numerosi colpi di scena, una lettura piacevole e mai noiosa. Regala il ritratto incantevole e appassionato di un’isola che deve amare molto.
Lui, dapprima turista e ospite di Filicudi e ormai divenuto suo figlio adottivo, ci lascia con la considerazione che l’incanto e il fascino che Filicudi ancora promana risiede soprattutto nella sua natura incontaminata, nel suo essersi preservata dall’orda del turismo di massa. C’è un limite oltre il quale il turismo cessa di essere una risorsa e diventa una condanna … leggiamo il libro di Paolo Chicco con l’augurio che Filicudi possa restare a lungo come l’autore l’ha ritratta!
                                                                                    
                                                                                
                                                                                              Giulia Lionetto C


 
 
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