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THE BIG BROTHER
Quando essere sotto i “riflettori” non è una scelta
di Angela Mirabile
Quando Orwell scrisse 1984, sicuramente non avrebbe immaginato quanto successo avrebbe avuto nel XXI secolo una suggestione come quella del Grande fratello: da simbolo di paura, emblema di oppressione e di alienazione umana è diventato paradossalmente motivo, prima di studio sociale, e poi intrattenimento. Un ipotetico sondaggio su cosa sia il grande fratello aggiudicherebbe una maggioranza sostanziale al programma televisivo, e forse solo un’esigua minoranza riporterebbe alla mente il romanzo inglese in questione.Eppure questi due concetti, accomunati dallo stesso nome “Big Brother”, sono esattamente agli antipodi. Quando nel 2000 il Grande Fratello debuttò in Italia, si disse che il programma nasceva da un esperimento socio-
Diversi i presupposti da cui si sviluppa invece il Big Brother dello scrittore inglese. Orwell iniziò la stesura del romanzo mentre era in corso la seconda guerra mondiale: sono pesanti gli strascichi delle dittature che hanno investito il Vecchio Continente e le libertà individuali sembrano assolutamente represse. L’autore, deluso da una società tradita dai suoi stessi principi, strozzata dalla degenerazione di rivoluzioni popolari e dittature (diverse solo per il colore della bandiera, ma uguali nella rinnegazione dell’identità umana), immagina un mondo futuro, quello del 1984, spartito in tre aree di influenza: l’Eurasia, l’Estasia e l’Oceania, perennemente in guerra tra loro secondo variabili alleanze, concentrando la propria attenzione narrativa su quest’ultima regione: un vasto territorio che comprende l’intera penisola britannica, insieme all’Irlanda, il continente americano, Nova Zelanda, Africa del sud e Australia.
“La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”: questi i principi del Socing, nulla di più logico per un’umanità che non trova altra logica al di fuori di questa, né alcuna coscienza di sé al di fuori del Partito e della sua esistenza.L’umanità è scomparsa e non ha più alcuna consapevolezza; la sua volontà è stata programmaticamente annullata. Ogni azione (persino un respiro o un’espressione del volto) è monitorato dal Grande Fratello, in ogni istante della giornata: egli è il capo assoluto che tutto conosce, fonte dell’unica verità a cui è possibile credere e fare riferimento. Sin dalle prime pagine impariamo a conoscere il protagonista. Di fronte ad un’umanità che non sa nemmeno di essere, Winston comincia un labile tentativo di riconquista della propria individualità.
Winston, si sveglia ogni mattino, fa colazione si reca a lavoro, compiendo azioni di routine, scandite solo da qualche pausa e da superficiali rapporti interpersonali con i colleghi e gli altri membri del partito. Nel gesto apparentemente banale di comprare un diario e scrivere, scopre il proprio deficit: la mano non è più in grado di far scivolare l’inchiostro sul foglio e giustapporre concetti logici. Ricordare cosa è stato di giorni, settimane prima e addirittura, anni passati, non vissuti se non in una monotona quotidianità sempre uguale a sé stessa, e nell’alternarsi di verità trasmesse dall’unico che ne ha facoltà, sembra essere per il nostro protagonista la chiave di lettura per re-
Entrando passo dopo passo in questa realtà, scopriamo come siano soppressi tutti i principi ritenuti alla base della democrazia. La stampa è un mezzo fasullo, costantemente sottoposto a revisione e censura, che potremmo definire retroattiva dal momento che manipola le informazioni del presente e al contempo revisiona quelle passate, falsando la memoria storica. Qualunque tipo di sentimento o legame interpersonale è abolito, non esiste amicizia, non esiste amore; l’atto procreativo è finalizzato solamente alla nascita di nuovi esseri umani. Persino il rapporto genitori – figli è posto su un piano subalterno alla lealtà verso il partito. E così gli stessi bambini vengono educati ad essere occhi e orecchi del partito sia in famiglia che nella società per denunciare qualunque atto sospetto che possa far riferimento ad un presunto tradimento.
Ma rispetto a tutto questo, il protagonista sembra scoprire giorno per giorno un moto di sconosciuto dissenso dentro di sé. Nella lacuna di piena comprensione del limite tra ciò che è moralmente giusto o sbagliato, si rende conto che il concetto di bene è lontano da quello che è abituato a vivere. A poco a poco, con cautela e timore, comincia a coltivare la speranza di un’umanità libera, in grado di riappropriarsi della propria dignità. La relazione clandestina con la giovane Julia, l’ebbrezza per aver riscoperto l’amore, sentimento illegale, la possibilità di entrare in contatto con una fantomatica organizzazione segreta che vuole smontare i principi del Socing, rinvigoriscono in lui la fiducia e la forza di trovare uno scopo nella vita, in opposizione all’automatismo.Ma l’illusione è destinata a sgretolarsi. Proprio quando crede di aver eluso la sorveglianza del Grande Fratello, si rivela l’infallibilità di questo inquietante strumento di controllo: non è mai stato libero da quell’occhio indiscreto e adesso è il momento di giocare a carte scoperte.
La punizione che attende lui e la sua giovane compagna sarà dura. Non si assiste a nessuna esecuzione esemplare sul momento, eppure il lettore attende con trepidazione l’evoluzione della vicenda: i due vengono separati e imprigionati. Solo dopo la riabilitazione ai principi del Socing sarà tempo della vera punizione. Lo scenario descritto è sbalorditivo: non importa che tra il momento in cui scrive Orwell e la nostra epoca sia trascorso più di mezzo secolo: la realtà delle carceri, le torture, le scariche elettriche, il raccapricciante lavaggio del cervello che mira ad annichilire definitivamente ogni brandello di umanità ancora esistente della mente di Winston, non sono solo frutto di un’estremizzazione fantasiosa dell’autore: è preciso ritratto della sua epoca, e disarmante specchio del presente che si perpetua ancora oggi nel XXI secoli in troppi paesi.
Di fronte alle pulizie razziali degli ultimi decenni, di fronte a guerre etniche e oppressioni ideologiche, il trattamento riservato a chi dissente non differisce molto dal romanzo, e così non si può non pensare a quanto sia breve il confine che separa la libertà dalla schiavitù, la forza del sapere dalla propaganda dell’ignoranza. Pagine di una disarmante attualità che, dalla violata libertà di stampa, alla massa plagiata e incosciente, dalle torture e da un concreto lavaggio del cervello alla totale alienazione, inducono necessariamente a riflettere tenendo a mente i fondamenti del Socing:La schiavitù è libertà, la guerra è pace, l’ignoranza è forza. Frasi chiaramente antitetiche, eppure viene da chiedersi se siamo ancora capaci di riconoscerne la falsità e di individuarne il limite prima di finire nell’abisso di una ignoranza spacciata per forza e qualificazione, di una pace camuffata da carri armati, e di una schiavitù celata dietro falsi manifesti che invocano alla valorizzazione della libertà.
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