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Virtù e fortuna - letteratura e vita

Archivio > XIII numero - Marzo


Virtù  e fortuna

La sfida infinita tra l’uomo e il destino

di Alberto Nicola Fiore


Fin dall’antichità la riflessione sulla sostanza e sulle forme dell’esistenza umana ha spesso inglobato dentro di sé un orientamento della discussione verso le categorie della virtù e della fortuna, intendendo con il primo termine la capacità dell’individuo di dominare con le proprie forze gli eventi e con il secondo  la sorte, il destino, il fato, ossia quella forza invisibile che avvolge nelle sue spire la vita dei singoli influendo sulla realtà.
Sono stato fortunato! Che sfiga! Il destino è contro di me! Queste e altre colorite espressioni fanno parte del vocabolario comune e sembrano già nella loro epigrammatica autonomia sentenziare l’esistenza di qualcosa di intangibile che in passato veniva frequentemente associato con una divinità da diversi sistemi di credenze, dando vita a figure divine che reggevano le sorti dell’uomo fin dalla nascita; basti pensare alle Norne della mitologia nordica o alle Moire di quella greca che tessevano il filo del destino dell’uomo recidendolo alla sua morte. Ma al di là di queste suggestioni legate a credenze mitiche, anche lo sguardo dei contemporanei vede nella fortuna/sorte una forza totalizzante che incide in maniera determinante sulle nostre esistenze.
A tutti capita a volte di sentirsi impotenti di fronte alle circostanze della vita, soggetti ad un influsso, sfuggente alla comprensione razionale, che sembra divertirsi, stabilendo, a priori, il tipo di percorso che l’individuo si trova ad affrontare. La vita pone l’uomo quotidianamente alla prova e spesso il modo in cui vanno le cose appare riconducibile esclusivamente ai capricci della fortuna. Guardandosi un po’ intorno si vede come le condizioni di vita mutino in base a fattori su cui non si ha alcun tipo di  controllo.
C’è chi nasce e cresce in una nazione dove si respira la libertà, chi invece si scontra da sempre con l’orrore della guerra. Alcuni vivono in famiglie per cui il futuro è già assicurato senza sforzi, altri devono lottare in mezzo alle difficoltà per emergere. Ci sono persone che hanno una salute stabile, altre che vengono colpite da malattie fin da piccole. Un disastro naturale può distruggere il lavoro di una esistenza e spezzare vite senza che si possa dare risposta al perché si sia stati vittime della tragedia. Ad alcuni la natura reca in dono qualità e talenti mentre ad altri spettano le briciole. La Quotidianità poi ci mette di fronte a miriadi di scelte che conducono verso esiti totalmente opposti. Tutta l’esistenza insomma sembra già determinata da un meccanismo cosmico superiore che ha un impatto avvolgente su di noi in una variante benevola o ostile. Che cosa può dunque l’uomo di fronte a questi flussi e riflussi imprevedibili?
A qualcuno verrebbe da sostenere  che è inutile darsi da fare se ogni nostra azione è soggetta al giro carnevalesco di una roulette, ma aderire a questa convinzione significherebbe negare un senso alla vita stessa.
Il problema di fondo è che la virtù sembra dipendere essa stessa dalla fortuna, perché le doti della persona, le qualità che ne costruiscono l’essenza, sono un gentile dono della natura che rende l’uno spavaldo, l’altro timido, l’uno geniale, l’altro nella media, l’uno intraprendente, l’altro inattivo e via dicendo. Quindi risulta più complicato ribattere i colpi della sorte quando le capacità di ognuno non sono del tutto adatte al contesto storico/sociale in cui ci si  ritrova. Da ciò ci si può domandare se il destino sia già scritto fin dalla nascita nel personale DNA e se si possa fare qualcosa per cambiarlo. Da un lato si può affermare che la vita  colloca ognuno nelle condizioni migliori o peggiori per affrontarla, ma dall’altro è pensabile aggiungere che il destino non è qualcosa di rigorosamente scritto e immutabile; esso è il risultato di ciò in cui crediamo e soprattutto di ciò che facciamo. La virtù consiste primariamente in ciò che alberga in fondo al nostro cuore, in quell’atomo di energia che ti fa risalire da ogni abisso e ti spinge a fare di tutto per emergere con una volontà incrollabile. La vita è sicuramente una gigantesca battaglia da combattere e per qualche motivo balordo è sempre in salita per alcuni e in discesa per altri, ma quando non si è limitati da barriere invalicabili, occorre impegnarsi per far girare la ruota verso la giusta direzione, oltrepassando le difficoltà, resistendo ai colpi avversi della sorte e continuando a rialzarsi anche quando sembra tutto perduto e non si intravedono vie d’uscita. La realtà è soggetta a forze misteriose, esterne, che impattano sulla persona in maniera enigmatica, ma esiste anche una forza tutta dell’essere umano che consiste nella capacità di autodeterminarsi sfruttando al massimo le proprie potenzialità. Al di là delle situazioni in cui purtroppo la natura non ha concesso il privilegio di poter lottare, la maggior parte delle volte è  l’uomo stesso con le sue azioni a creare la sua fortuna o a dare vita alla cattiva sorte per la propria e per le altre persone. Senza una opposizione al gioco della sorte essa diviene sempre più forte. Se  ad esempio una azione atmosferica distruttiva è alimentata anche dalla stoltezza dell’uomo, che incurante, non adotta dei provvedimenti e delle precauzioni prima che essa si verifichi, non ci si può certo
lagnarsi se i danni risulteranno inevitabilmente maggiori. Se ad un esame si è pienamente preparati,  non è necessario invocare che esca questa o quella domanda pena una mancata risposta. Gli esempi pratici di questo tipo potrebbero riempire una enciclopedia.
In conclusione si può affermare che fortuna e virtù coesistono e che entrambe governano le nostre vite. Nessuna delle due ha il potere assoluto e si può tanto essere soggetti al giogo del fato, quanto essere creatori con la virtù dei propri successi. La virtù deve assolutamente emergere perché con essa possiamo raggiungere i nostri obiettivi e creare le condizioni per essere soddisfatti ed allo stesso tempo aiutare tutti quelli che non sono stati fortunati. Bisogna lottare contro le difficoltà per noi stessi, per le persone che amiamo e che possono solo contare su di noi. In questo l’uomo può essere  umano in maggior misura nella solidarietà che lo lega agli altri individui.

“La fortuna dimostra la sua potenza dove non vi è ordinata virtù a resisterle e dirige i suoi impeti là dove non sono stati fatti gli argini e i ripari per trattenerla”.      
Machiavelli -  Il principe



 
 
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