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Il beneficio del dubbio

 

Il beneficio del dubbio
Di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio (Bertolt Brecht)

di Laura Micale

Nella vita di ogni giorno, relazionandoci con gli altri, ci capita di imbatterci in facce nuove, difficili da inquadrare, in personalità che non riusciamo a capire o a collocare, perché sembrano aver costruito attorno a sé un muro ostico, impossibile da valicare e penetrare. Per spirito di socializzazione, o perché ci ostiniamo a voler capire e conoscere ad ogni costo, lasciamo aperto uno spiraglio, il beneficio del dubbio, fiduciosi in un rapporto che potrebbe nascere.  All’inizio siamo diffidenti, restiamo sul chi va là ma il dubbio diventa il motore di ricerca della nostra vita e ci spinge ad insistere. Senza il Dubbio potremmo starcene chiusi, diventare persone schive, smetteremmo di vivere.
Non è necessario fidarsi ciecamente dell’altro, ma porsi degli interrogativi significa mettersi alla ricerca di un tesoro di cui naturalmente non possediamo la mappa!
Spesso si hanno dei dubbi anche su sé stessi, sulla propria esistenza …  è facile percepire questo atteggiamento come un segno di debolezza ma è proprio il contrario: Ojetti diceva che “Dubitare di se stesso è il primo segno dell'intelligenza”. Non a caso proprio su questo concetto si basa l’introspezione cartesiana sintetizzata nella celebre frase “Cogito ergo sum” - penso dunque sono.
E’ dal pensiero che nasce il dubbio: l’assioma di cui il cogito è conseguenza, infatti, è proprio “dubito ergo sum”. Il dubbio è il parto della verità: è scomodo dubitare ma, come diceva Voltaire, solo gli imbecilli non hanno dei dubbi. Niente, infatti, può stabilire a priori cosa sia la verità o la realtà. Lo stesso vale per la fede religiosa che non può essere esente dal dubbio “tommasiano” che non fa altro che rafforzare il credo.
La filosofia tutta, da Socrate a Platone, da S. Agostino a Cartesio, dallo scetticismo a Kierkegaard, analizza la questione e fa del dubbio un punto di partenza fondamentale. Anche la letteratura, che prende a modello la vita, fa del dubbio il filo conduttore di vari romanzi.
Si pensi, ad esempio, a Dostoevskij e al suo romanzo “I fratelli Karamazov”, pubblicato a puntate su "il Messaggero russo" a partire dal gennaio 1879. L’opera è proprio il manifesto del dubbio che serpeggia in ogni relazione dei protagonisti, persone insicure, senza risposte, che restano tali fino alla fine del romanzo che rappresenta una riflessione approfondita sulle passioni umane, sui rapporti tra padre e figlio, tra fratelli e tra uomini e donne. Non si tratta, come dice Tolstoj, di fronzoli e amori impomatati, anzi Dostoevskij qui si sporca proprio le mani con sudici assassinii, prostitute, violenza e sfogliando tristi pagine di esistenze nebbiose e vacillanti che testimoniano la ricchezza della vita umana.
Il parricidio fa da contorno al romanzo che dipinge dei fratelli alla ricerca di sé stessi, figli di Fëdor, un uomo volgare e dissoluto che sposa dapprima una fanciulla che voleva liberarsi dell’oppressione familiare ma che abbandonerà presto sia lui sia il figlio Dmitrij. Da un secondo matrimonio nascono Ivàn e Aleksej, la cui madre, per il comportamento del marito si ammala e muore precocemente. Dmitrij ha una relazione con una giovane innamorata di lui, Katerina, ma la tradisce a causa di una passione sfrenata per Grušenka.  La prima a questo punto subisce il fascino di  Ivàn, mentre la seconda, donna dissoluta, incontra il padre di Dmitrij che vuole sposarla. Torbidi intrecci, dai quali resta fuori Aleksej, leale e legato alla fede, che cerca di riunire i fratelli e riprendere il rapporto con il padre. Quando il vecchio Fedor viene ucciso le accuse cadono su Dmitrij, i dubbi si insinuano nelle menti dei fratelli. Comincia il capitolo più profondo del romanzo, dove il dubbio annega il lettore nel vortice degli avvenimenti, raggiungendo le massime vette di una martoriata introspezione psicologica. Di certo non si tratta nei fratelli Karamazov della stessa Matassa di Ficarra e Picone, ma anche qui si ritrova una pennellata di ridicolo e di buffo,  ad esempio nel padre Fëdor dai cui vizi partono tutti i guai.. ma chi lo avrà ucciso? Non certo Dmitrij.
A voi lettori il piacere di scoprirlo! Buona lettura!


 
 
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