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INTERVISTA A MICHELE D'IGNAZIO
Autore di "STORIA DI UNA MATITA"
Michele D'ignazio è un giovane scrittore di 28 anni che vive tra Torino e la Calabria, sua terra d'origine. La sua ultima fatica "Storia di una matita", pubblicata da Rizzoli, potrebbe apparire solo un libro per bambini. Incentrato sul tema della Metamorfosi e della "Ricerca" è, invece, un libro costruito su più livelli di lettura, che affronta in modo leggero e divertente alcune importanti problematiche che caratterizzano la vita dei giovani di oggi. Zip ha intervistato lo scrittore che ha accettato di condividere con i nostri lettori alcune riflessioni sulla sua opera e, soprattutto, sulle aspirazione dei giovani e sulla necessità di impegnarsi per raggiungerli, lottando contro le difficoltà e mantenendosi lucidi e coscienti delle proprie scelte.
Michele D’ignazio “Storia di una matita” racconta di un giovane trentenne che insegue un sogno fino a raggiungerlo. Il tuo personaggio, Lapo, vuole diventare ad ogni costo un illustratore; tu, a meno di trent’anni, hai già raggiunto diversi obiettivi e, da ultimo, hai pubblicato il tuo libro con Rizzoli. Quanto c’è di autobiografico nel tuo racconto?
Il romanzo non è autobiografico, scrivo ma sono un pessimo disegnatore, però lo spunto per scrivere la Storia di una matita nasce da una riflessione che non mi abbandona mai: è importante sognare, è importante porsi degli obiettivi, questo sì, ma non bisogna mai dimenticarsi delle piccole cose che la vita quotidiana ci offre. È quello che scopre Lapo dopo essersi trasformato in matita, nella sua avventura tragicomica. Quando si realizzano, i nostri sogni cambiano, prendono forme diverse da come ce l’eravamo immaginati. E questo vale anche per me, che sicuramente ho raggiunto importanti obiettivi, ma non è solo di questi che è fatta la vita. E anzi, a volte, raggiungere un sogno è un’illusione, perché poi si vuole sempre di più. Allora bisogna camminare, ma sapersi anche accontentare, guardarsi intorno. È un gioco di equilibri.
Il libro si incentra sul tema della Metamorfosi: Lapo spera così intensamente di diventare un illustratore che una mattina scopre tutto il suo corpo essersi trasformato in una gigantesca matita. Quale significato assume questo tipo di trasformazione? È corretto dire che è diversa da quella angosciante e assurda de “Il Naso” di Gogol e più simile a quella apuleiana, necessaria a innescare la crescita del protagonista?
Sì, il tono è molto diverso da Gogol, così come da Kafka. È tutt’altro che angosciante. Il romanzo fa ridere, ma vuole anche far riflettere. Il significato è quello che ti ho detto prima: abbiamo una visione romantica dei sogni, ma quando si realizzano, i sogni cambiano forma, oltre alle gioie, ci sono tante piccole controindicazioni. È bene saperlo ed è bene affrontare anche quelle. Per Lapo è una crescita, è un cammino di formazione.
“Storia di una matita” sembrerebbe un libro per bambini … ho letto, infatti, che è adatto a un lettore di età superiore ai 7 anni. Ma il messaggio di fondo, al di là dello stile semplice e lineare con cui è costruito, sembrerebbe rivolto anche, se non soprattutto, ai giovani …
La collana si chiama “Il cantiere delle parole” ed è una collana di narrativa per ragazzi, però è un libro che piace anche ai grandi, proprio perché ha diversi livelli di lettura. C’è la favola che diverte i bambini. Ci sono invece le riflessioni, implicite in essa, che colgono solo i più grandi. Secondo me, non esiste un’età giusta di lettura, ma l’età cambia la prospettiva. Però, su questo, sono alla costante ricerca di opinioni, quindi se volete scrivermi il vostro parere, ne sarò felice…
Lapo-
Non lo so qual è. So solo che c’è. Sta a ognuno di noi capire il dove, il quando e il come. Le cose cambiano da persona a persona, da esperienza a esperienza. Non è facile, ma dovremmo porre a noi stessi questa domanda abbastanza spesso, cercando di avere coscienza di quello che facciamo e rimanere lucidi.
Quanto, invece, è importante sapersi “trasformare”, adattarsi e lottare fino a raggiungere i propri obiettivi?
È molto importante essere aperti al confronto e flessibili, per raggiungere gli obiettivi che ci si è prefigurati, ma soprattutto per non farsi inghiottire da una situazione totalizzante. Avere lo sguardo lungo e lottare, ma sapersi anche guardare intorno. Detto così sembra facile, ma sappiamo che è molto difficile e richiede impegno!
Immagine e scrittura: qual è lo spazio riservato allo scrittore e quale all'illustratore?
Il libro è inserito in una collana di narrativa, quindi non ci sono immagini. Ma la storia si presta ad un adattamento con disegni, o anche a farne un video di animazione. Per questo motivo, sono in contatto con un artista che fa animazione e vediamo cosa ne viene fuori.
Per concludere, un consiglio e un ammonimento agli aspiranti scrittori che leggono la nostra rivista e a tutti i giovani che aspirano a trovare il loro posto nella vita.
Un consiglio agli aspiranti scrittori e a tutti i giovani: credete in quello che fate! Il sistema è più meritocratico di quello che sembra. Magari dovrete avere molta pazienza, aspettare un po’ di più e superare più ostacoli che in altri paesi europei, ma se siete bravi e ci sapete fare, prima o poi uscirete dal guscio e troverete un posto e un senso alla vostra vita, nelle piccole cose così come nelle grandi cose.
Un ammonimento: non abbattetevi e non credete troppo a quello che vi dicono i grandi, che troppo spesso si dimenticano di essere stati giovani pure loro. Metteteci la faccia e non vi fate mai opinioni preconfezionate. Vivetela un’esperienza, prima di farvene un’idea!
Giulia Lionetto Civa
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